Palazzo Pantaleo
Il Palazzo Pantaleo di Taranto proprietà del Comune stesso per in breve periodo ha contenuto alcune collezioni del Museo archeologico nazionale di Taranto nel Borgo Antico della città.Attualmente è sede dell'assessorato alla cultura e spettacolo e ospita nelle sue sale il prestigioso museo etnografico A. Majorano.
Fu costruito nel 1770 dal barone Francesco Maria Pantaleo, dopo aver demolito quello preesistente acquistato dal Capitolo e Clero di Taranto. Il palazzo si affaccia sul Mar Grande, con l'ingresso principale sulla rampa Pantaleo a cui dà il nome.
Grazie alla sua posizione sulla Rada di Mar Grande che immette verso il Ponte di Porta Napoli, il barone poté tenere sotto controllo le sue terre e l'imbarco dei prodotti sulle navi in partenza. L'incarico di costruire il palazzo sullo scoglio naturale, fu affidato a Francesco Saverio Miraglia dietro un compenso di 3.150 ducati d'argento, concordando il termine dei lavori entro i due anni successivi. Si utilizzò tutto il materiale ricavabile dal palazzo da demolire e tutto il carparo ricavabile dal banco calcarenitico, solo per il portone e la loggia sovrastante si richiese esplicitamente l'uso di carparo di prima qualità, da cavare altrove e trasportare in loco.
L'edificio presenta un assetto unitario ed è privo di un cortile interno. La facciata principale si presenta con un avancorpo e un ampio portale, dal quale sporge la ringhiera bombata in ferro battuto della loggia sovrastante. Sono ancora visibili al piano terra un androne voltato ricco di profilature che ornano la torre merlata ed il leone dello stemma di famiglia, le stalle perfettamente conservate, la rimessa per le carrozze, nonché un ampio locale di servizio con ingresso indipendente su vico Civico.
Al mezzo piano ci sono invece gli appartamenti della servitù e la grande cucina con le maioliche originali bianche e azzurre. Una scala monumentale a doppia rampa conduce al primo piano nobile, dove si possono ammirare gli ambienti di rappresentanza con i soffitti dipinti da Domenico Antonio Carella nel 1773, rappresentanti scene tratte dall'Eneide e dall'Iliade. Queste opere furono pagate con 235 ducati d'argento più grano, olio e formaggio. Attraverso un'altra scala infine, si può raggiungere il secondo piano, dove si trovano altre camere con i soffitti dipinti su carta fissata a controsoffittature in legno.
Fu costruito nel 1770 dal barone Francesco Maria Pantaleo, dopo aver demolito quello preesistente acquistato dal Capitolo e Clero di Taranto. Il palazzo si affaccia sul Mar Grande, con l'ingresso principale sulla rampa Pantaleo a cui dà il nome.
Grazie alla sua posizione sulla Rada di Mar Grande che immette verso il Ponte di Porta Napoli, il barone poté tenere sotto controllo le sue terre e l'imbarco dei prodotti sulle navi in partenza. L'incarico di costruire il palazzo sullo scoglio naturale, fu affidato a Francesco Saverio Miraglia dietro un compenso di 3.150 ducati d'argento, concordando il termine dei lavori entro i due anni successivi. Si utilizzò tutto il materiale ricavabile dal palazzo da demolire e tutto il carparo ricavabile dal banco calcarenitico, solo per il portone e la loggia sovrastante si richiese esplicitamente l'uso di carparo di prima qualità, da cavare altrove e trasportare in loco.
L'edificio presenta un assetto unitario ed è privo di un cortile interno. La facciata principale si presenta con un avancorpo e un ampio portale, dal quale sporge la ringhiera bombata in ferro battuto della loggia sovrastante. Sono ancora visibili al piano terra un androne voltato ricco di profilature che ornano la torre merlata ed il leone dello stemma di famiglia, le stalle perfettamente conservate, la rimessa per le carrozze, nonché un ampio locale di servizio con ingresso indipendente su vico Civico.
Al mezzo piano ci sono invece gli appartamenti della servitù e la grande cucina con le maioliche originali bianche e azzurre. Una scala monumentale a doppia rampa conduce al primo piano nobile, dove si possono ammirare gli ambienti di rappresentanza con i soffitti dipinti da Domenico Antonio Carella nel 1773, rappresentanti scene tratte dall'Eneide e dall'Iliade. Queste opere furono pagate con 235 ducati d'argento più grano, olio e formaggio. Attraverso un'altra scala infine, si può raggiungere il secondo piano, dove si trovano altre camere con i soffitti dipinti su carta fissata a controsoffittature in legno.
Museo etnografico majorano
il settecentesco Palazzo Pantaleo accoglie al secondo piano l’interessante collezione del Museo etnografico “Alfredo Majorano”.
Il nucleo originario della collezione è da attribuire all’etnografo tarantino Alfredo Majorano, che raccolse durate l’intera esistenza numerose testimonianze della vita quotidiana di una volta.
Il percorso espositivo si articola nelle preziose sale in cui è possibile riscoprire modi, tempi e suggestioni di una volta: reperti legati al mare, alla terra e al lavoro di tutti i giorni; beni materiali e immateriali che raccontano del momento ludico e di quello devozionale a testimonianza di un passato fatto di semplicità e attaccamento alla terra.
Una sala dedicata ad Alfredo Majorano si delinea attraverso fotografie d’epoca, copioni di commedie in vernacolo e testimonianze sul percorso artistico e culturale dell'etnografo tarantino.
Proseguendo, un grande plastico della città vecchia introduce al tema delle tradizioni pasquali: qui grande attenzione è data ai riti della Settimana Santa a Taranto, con i simboli e gli abiti rituali delle confraternite tarantine.
Il nucleo originario della collezione è da attribuire all’etnografo tarantino Alfredo Majorano, che raccolse durate l’intera esistenza numerose testimonianze della vita quotidiana di una volta.
Il percorso espositivo si articola nelle preziose sale in cui è possibile riscoprire modi, tempi e suggestioni di una volta: reperti legati al mare, alla terra e al lavoro di tutti i giorni; beni materiali e immateriali che raccontano del momento ludico e di quello devozionale a testimonianza di un passato fatto di semplicità e attaccamento alla terra.
Una sala dedicata ad Alfredo Majorano si delinea attraverso fotografie d’epoca, copioni di commedie in vernacolo e testimonianze sul percorso artistico e culturale dell'etnografo tarantino.
Proseguendo, un grande plastico della città vecchia introduce al tema delle tradizioni pasquali: qui grande attenzione è data ai riti della Settimana Santa a Taranto, con i simboli e gli abiti rituali delle confraternite tarantine.